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L’importanza degli spazi Social

I social network permettono a chiunque abbia accesso a internet di connettersi con amici, conoscenti, aziende e persone da tutto il mondo.
Nella maggior parte dei casi queste interazioni riguardano la condivisione di esperienze personali, informazioni utili ad amici e parenti e, più in generale, mirano all’intrattenimento della propria cerchia. Invece, nel caso di chi crea i contenuti – come aziende o enti – si studia una vera e propria strategia. Si cerca di dare un motivo valido per cui seguire quei canali piuttosto che altri, non limitandosi a usare il media solo come vetrina o bacheca per le proprie comunicazioni. 

 

L’idea che abbiamo sempre avuto dei social è quella di uno spazio alternativo dove passare il nostro tempo libero, in cui condividere una parte della nostra vita, stringere amicizie; nel caso delle aziende, esporre i prodotti, farsi pubblicità; nel caso degli enti, pubblicare comunicazioni, aggiornamenti, articoli di interesse specifico. Uno spazio importante, ma pur sempre alternativo. Un contorno, com’è giusto che sia, alla vita reale.

 

Cosa è cambiato rispetto al passato? È cambiato il nostro modo di vivere
la socialità. Tolta la condizione normale è rimasta l’alternativa.
La pandemia ha messo in pausa quella enorme porzione della nostra vita che è la socializzazione attraverso il contatto dal vivo, costringendoci a cercare il contatto principalmente attraverso mezzi alternativi: telefonate, chat, mail, videochiamate, siti e social network.

In una situazione già gravosa per chi ha una vita stabile, come potevano non trovare difficoltà delle persone la cui quotidianità è già precaria?
Come fa a non sentirsi ancora più solo chi si trasferisce in un altro stato? Senza peraltro avere assistenza, senza conoscere l’italiano, senza poter chiedere al collega con cui ha parlato a fine lezione.
Come fa a non sentirsi sperduto chi non ha idea dei grovigli burocratici italiani? Qualcuno che cerca, ad esempio, di contattare segreterie oberate di lavoro, enti statali assenti oppure trovandosi a interagire con operatori
che non parlano l’inglese.

 

Per queste ragioni, durante la fase iniziale del progetto, parallelamente alla
formazione dei Mentori, abbiamo spinto il più possibile l’acceleratore per creare un’identità virtuale affidabile e concreta.
Non potendo essere presenti di persona, l’area comunicazione – coordinata da Maria Rachele Manzo e da me, Costanza Zagone – ha puntato sui social come primo contatto per tutti quegli studenti esterni alla nostra cerchia di conoscenti. Abbiamo provveduto ad aprire i canali Facebook e Instagram di Mentorship e abbiamo coinvolto l’area amministrativa e didattica selezionando notizie, procedure, scadenze che potessero essere utili a chiunque seguisse le pagine.

Parallelamente abbiamo coinvolto l’area socioculturale per creare dei post di infotainment, ovvero informazione e intrattenimento, come l’iniziativa “Scopri Roma!” per la quale abbiamo selezionato solo luoghi di interesse che potessero essere visitati anche durante la pandemia e senza ticket: i quartieri storici, i parchi, le fontane più famose e molti altri. Abbiamo preparato dei post riguardanti modi di dire tipici, tradizioni, ricorrenze e festività. Abbiamo inoltre creato delle newsletter per documentare tutti gli sviluppi e le attività svolte dal comitato.
L’obiettivo è stato quello di porci come “approdo” prima a Mentorship e all’università, poi a Roma e l’Italia in generale.

L’attivazione del sito, infine, è stato l’ultimo passo: è equivalso a una sorta di inaugurazione della “sede centrale”; un punto d’incontro di tutte le università coinvolte. Un polo decisionale per quanto riguarda gli appuntamenti e di informazione per quanto riguarda gli articoli, che di certo permettono un livello di dettaglio più elevato rispetto a un post social.
I social media invece si sostituiscono naturalmente al desk di una sede fisica, ovvero il sito, e insieme diventano simbolo della concretezza e validità del progetto.

 

In conclusione, in un periodo di pandemia, con università chiuse al pubblico e centinaia di studenti stranieri che continuano a iscriversi, è importante essere presenti come studenti, come colleghi e mentori. I social in questo caso, suppliscono il contatto che i ragazzi avrebbero naturalmente in aula e si pongono da intermediario tra studenti e progetto, ma anche tra cultura di provenienza e cultura di arrivo.
L’attività social, quindi, non si esaurisce nel documentare il lavoro svolto dai mentori ma si amplifica. Crea contatto grazie alla messaggistica e permette di pubblicare comunicazioni immediate altrimenti confinate al passaparola, condividere curiosità e dare informazioni utili riducendo i tempi di attesa di risposta e il lavoro delle segreterie. 

Per questo possiamo affermare con sicurezza che l’attività social, oggi, ha un’incredibile rilevanza rispetto al passato e che Mentorship non si è fatto fermare dalla pandemia, ma ha saputo utilizzare al meglio i mezzi disponibili creando unione laddove c’era divisione.

 

Di
Costanza Zagone

Con
Maria Rachele Manzo

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