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Cosa vuol dire essere Focal Point?

Impegno e disponibilità costanti,  sono le prime  parole che mi vengono in mente quando penso a questo ruolo. Sono Monica Giammarini, focal point dell’area didattico-amministrativa, e dall’inizio del progetto Mentorship per un’università inclusiva mi sono occupata, insieme ai miei  colleghi, degli sportelli virtuali di supporto rivolti agli studenti stranieri.

 

Partiamo dal principio.

Quando sono entrata a far parte del progetto non avevo la minima idea di
cosa significasse ricoprire il ruolo di focal point, non sapevo esistesse una carica simile, ma la lacuna è stata ben presto colmata quando i nostri mentori senior lo hanno spiegato sia a me che ai miei colleghi: organizzare e coordinare il lavoro dei mentori junior, assistendoli, spronandoli e creando un ambiente di lavoro piacevole e stimolante, che permetta loro di rendere al meglio. Ricordo di aver pensato “no, decisamente non fa per me, come potrei coordinare il lavoro di qualcun altro quando non sono ancora in grado di fornire aiuto in piena autonomia?”. Come me, anche gli altri focal erano incerti, si trattava di una grande responsabilità, ma i nostri mentori senior ci rassicurarono prontamente, promettendo di rimanerci vicino fino a quando io ed i miei colleghi non fossimo divenuti abbastanza esperti da permettere loro di dormire sonni tranquilli la notte se per un pomeriggio
non ci avessero risposto a  un messaggio su WhatsApp.  

 

Devo ammettere che accettare è stata un’ottima decisione: non solo i nostri mentori senior hanno mantenuto la loro promessa, non facendomi sentire mai sola o in balia di questioni burocratiche più grandi di me, ma soprattutto ho trovato dei colleghi validissimi ed estremamente amichevoli, con cui mi sono immediatamente trovata a mio agio a tal punto che durante le nostre riunioni serali, nonostante la stanchezza che molto spesso era dovuta all’aver trascorso diverse ore del pomeriggio ad ascoltare le problematiche dei nostri colleghi stranieri durante lo sportello virtuale, quasi non mi rendevo conto del tempo che passava, avvertendo spesso la sensazione di essere tra vecchi amici.  

 

Certo, il lavoro è stato tanto e, a volte, è stato persino frustrante. Mentorship è un progetto che appassiona e richiede molta energia, rendendo difficile concentrarsi  su qualunque altra cosa, soprattutto quando per ogni problema che si riesce a risolvere se ne presentano molti altri persino più complicati. Tuttavia è stata ugualmente molta la soddisfazione che ho provato nel riuscire ad aiutare, nonostante i mezzi limitati, i miei coetanei che vivono situazioni di una complicatezza per me inimmaginabile e che, già solo al sentirle raccontare, mi facevano pensare che probabilmente, al loro posto, non avrei avuto la stessa tenacia. 

 

 

Ciò che ho apprezzato di più del progetto, però, è sicuramente il rapporto di fiducia e di amicizia che si è venuto a creare con alcune persone a cui ho dato una mano. Persone che continuano a contattarmi anche dopo aver risolto i relativi supporti e che mi avevano già abbondantemente ringraziata con sorrisi e parole piene di gratitudine, ma che continuano a scrivermi semplicemente per informarsi su come io stia, su come stia andando la mia vita accademica e per raccontarmi dei loro stessi progressi; segno del fatto che probabilmente hanno iniziato a vedermi, se non ancora come una vera e propria amica, almeno come una figura di cui si possono fidare.

 

Posso dire di aver imparato molto da questa esperienza. Prima di tutto che sono molto fortunata, perché per la prima volta mi sono resa conto del fatto che ciò che molto spesso do per scontato non lo è, primo fra tutti il diritto allo studio, per cui molti ragazzi lottano con le unghie e con i denti, ma soprattutto mi sono convinta ancora di più di quale privilegio sia poter fungere da ponte tra culture anche molto diverse l’una dall’altra, senza pregiudizi, assorbendo da ognuna elementi che inevitabilmente si mescoleranno con i valori di cui già sono in possesso, rendendomi così una persona capace di vedere il mondo da più prospettive e, dunque, in grado di comprenderlo meglio. Il progetto Mentorship mi ha permesso  di comprendere le culture altrui mentre aiutavo gli altri a comprendere la mia. 

 

Di
Monica Giammarini

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