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Il Gender Gap nell’Hi Tech: come il coding può combattere gli stereotipi di genere

Secondo il Global Gender Gap Report 2020 l’Italia è retrocessa di sei posizioni rispetto al 2019, classificandosi al 17° posto in Europa. L’aspetto più critico concerne il gender pay gap: a parità di inquadramento contrattuale le donne vengono pagate molto meno dei loro colleghi maschi, e attenzione, il gap risulta più alto tra coloro che  hanno conseguito una laurea!

A fronte della palese violazione del “diritto ad un’equa retribuzione” (art.4 della Carta sociale Europea) e per risolvere la cosiddetta vertical segregation alcuni governi hanno risposto con l’introduzione delle tanto contestate quote rosa. Aziende, partiti ed amministrazioni pubbliche sono tenute ad assumere un numero minimo di donne così da dare alle stesse più “potere decisionale” ed eliminare la loro sovra-rappresentazione in lavori considerati “più umili” come i lavori di cura o l’insegnamento.

Come se fosse il genere, e non le nostre competenze e potenzialità, a determinare le nostre abilità lavorative o il raggiungimento di posizioni ben retribuite e non le nostre competenze e potenzialità. La legittimazione e il perdurare disparità di genere significa sprecare risorse umane. Non è con le quote rosa che si elimina il gender gap, ma analizzando il problema alla radice. 

Quindi, come valorizzare il nostro talento e come combattere la discriminazione di genere in ambito lavorativo?
Dobbiamo prendere atto degli stereotipi che spesso influenzano le nostre scelte, in primis quelle che concernono la nostra educazione. Coding like a girl, un documentario realizzato da Michele Bertelli, Abdi Latif Dahir, Felix Lill e Javier Sauras con il sostegno dell’ European Journalism Centre, ci offre una lettura interessante sulla percezione che ancora oggi si ha delle ragazze che decidono di lavorare nell’ambito scientifico. 

Il documentario ci mostra alcuni frammenti della vita di tre giovani programmatrici, una tanzaniana, una peruviana e una tedesca. 

Apps and Girls, un’impresa sociale che educa le ragazze tanzaniane alla programmazione di startup, e  Laboratoria, organizzazione no profit situata in Perù, si prefiggono di ridurre progressivamente la divisione tra “impieghi per uomini e per donne” nei paesi in cui operano.

Fortunatamente realtà come queste non sembrano essere un caso isolato, anzi altri enti (governativi e non) stanno finanziando progetti con l’obiettivo di avvicinare le donne alla programmazione e all’informatica, facilitandone l’ingresso nel mondo lavorativo. 

Interessante è l’esperienza della ragazza tanzaniana quando ci racconta la reazione di un suo amico alla scoperta dell’esistenza di Apps and Girls. “No”, ha detto l’amico, “l’informatica è solo per ragazzi”. Non vi suona nuova come affermazione, eh?

Lo stereotipo che vede le ragazze più portate per le materie umanistiche è ancora ben radicato in tanti paesi, Italia compresa. Nello specifico, solo il 5% delle studentesse italiane (di età media 15 anni) dichiara di voler intraprendere una carriera in informatica o ingegneria; sarebbero, invece, il 20% i quindicenni maschi che aspirano a diventare informatici o ingegneri. Secondo uno studio condotto da Nicolò Cavalli per Internazionale, queste stime si riflettono nel numero di neo-laureate nelle discipline STEM – Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica – (47%), in ingegneria (21%) e informatica (24%). Così, sebbene la richiesta di informatici ed informatiche continui a salire, il numero di donne laureate in informatica continua a scendere sensibilmente dal 2010, per lo più nei paesi con reddito alto.

Stime a parte, anche in Italia la lotta contro gli stereotipi di genere sta pian piano emergendo grazie ad iniziative, come Coding Girl, che hanno l’obiettivo di avvicinare le giovani studentesse al mondo della programmazione. Nella pratica, questo progetto usa un approccio peer to peer  dove le studentesse che hanno già partecipato al progetto diventano le mentori delle nuove allieve. L’iniziativa si è già diffusa  in molte città italiane (tra cui Roma, Napoli, Milano e Torino) dove il linguaggio della programmazione è stato usato per combattere discriminazioni e stereotipi di genere.

Sono sempre più numerose le testimonianze di giovani ragazze e donne che trovano nell’informatica e nelle scienze una passione e un ambito dove poter agire ed elaborare soluzioni per le nuove sfide del quotidiano e del futuro.

Fonti:

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